“Pista!!!”

“Avete qualcosa da mangiare oltre ai gelati?”.

“Sì, li abbiamo i gelati”.

Cliente e ‘gestore’ a rapporto. Capita una sera d’inizio estate al bancone del bar, in giro c’è davvero poca gente, di quello che, fino a non troppo tempo fa, era il punto di ritrovo di Albinea. La pista. Eh sì perché “la pista” vuol dire un bel po’ di cose. Estate e vacanze. Compagnia, chiacchiere, gente. Pattinaggio, biliardino e ping pong. Calcetto e basket. Amori, limoni e cocomero. La pista, inutile nasconderlo, anno dopo anno, si sta spegnendo. Per le giovani generazioni di oggi forse è fuori moda. Ma per chi alla pista ha trascorso estati intere, è diverso.

Metà anni ’80, forse prima. Alcuni ragazzi, con la collaborazione della parrocchia, basandosi sul motto che “Un sogno fatto insieme non è un’utopia ma l’inizio di una nuova realtà”, fondano una cooperativa-associazione. Si chiama “Il paese” e organizza attività per i giovani: cinema, vacanze, serate musicali, incontri. E la pista appunto. C’è voglia di ritrovarsi. Di ascoltare musica e di pattinare. In un attimo ci si riscopre tutti a quattro ruote. Ragazzi e ragazze si buttano. Con scarpe da calcio a cui sono stati segati i tacchetti e montate piastre d’acciaio e rotelle. Cadute memorabili, urla terribili: “Spostati, non so frenare!!!”. I più imbranati, in pieno stile Spiderman, aggrappati alle ringhiere, coi piedi che all’improvviso paiono spiritati: “’sti pattini vanno dove vogliono”. La pista è un fiume di gente, un via vai continuo. Ci sono sere in cui il noleggio (i primi tempi in una baracca di lamiera marrone), alle nove, è già sold-out. Su quella lastra di cemento con le ringhiere verdi e i pini che scaricano a terra aghi in quantità industriale, non c’è un metro quadrato libero. C’è la baita, qualcuno dice “avuta in cambio per aver dato una mano ai terremotati del Friuli”. Ci sono il biliardino e il ping pong. Ci sono i primi amori, i primi baci.

La gente arriva da tutta la provincia. Le casse gracchiano i successi delle estati: si sentono i Righeira con “Vamos a la playa”, “Sotto questo sole” di Baccini e I ladri di biciclette. Le hit lanciate dal Festivalbar: “All that she wants” degli Ace of Base e tante altre ancora. Passano gli anni e le rotelle passano di moda. Non per tutti: qualche funambolo ancora gira. Qualcuno, nonostante gli anni che avanzano e i capelli che si diradano, non demorde e si esibisce in seggiolini, ruote e volteggi. Al posto della baita, intanto, sono sorti l’oratorio e il teatro. Ci sono meno ragazzi ma tante famiglie. Che si gustano il fresco nel parco realizzato davanti alla nuova sede della cooperativa.

Nei pomeriggi torridi dei primi giorni di vacanze estive arriva il “Gres”, come dice spesso il don. Con le sue memorabili merende: “Reghezzi, panettone!!!”. “A giugno?” si domanda qualcuno lievemente sorpreso. Nessuno smanetta coi telefonini, li hanno solo pochi eletti. E sono genitori. Si gioca all’elastico, al pallone, al biliardino. A uno scappa un “dio bono”. “No…no…non si dice: briccone” lo riprende don Giuseppe. Si calca il manto giallastro, arso dal sole, del Picchi perché “possiamo giocare, siamo col Grest”, senza paura dei cicchetti di Guido e Giorgio e dei loro “fora da l’area!!!”. Alle sei si torna a casa. Si mangia. Ed è pista di nuovo: “Mamma, dai dai, che sono di turno”. Fino a mezzanotte. Una sera si guarda il calcetto, un’altra si fiacca il biliardino. O il ping pong. Con americane e ghiaccioli, all’epoca costavano 800 lire, unico premio per quelle corse infinite intorno al tavolo verde. Ci sono i motorini posteggiati dappertutto. I “ragazzi del muretto” che trascorrono intere serate sul muretto vicino all’ingresso dell’oratorio.

Il tempo corre veloce, quei giovanotti diventano adulti. La pista lentamente si svuota. Solo qualche torneo riesce ancora a tenerla in vita. I ragazzi si ritrovano altrove; la pista, forse, è diventata vecchia, fuori moda. Il Grest rimane, con scenografie da far invidia all’Aida in programma all’Arena di Verona. Alla faccia dell’elastico. Ci sono gli smartphone, internet e tutto il resto. C’è ancora qualcuno che si prodiga a fare il turno al bar. “Sì, li abbiamo i gelati”. Ma, forse, c’è pure chi rimpiange i tempi in cui a giugno arrivava il panettone…


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